Sulla “Gazzetta del Sud” di oggi un mio omaggio al maestro e amico Paolo Piccione, da sempre intento a coltivare un forte senso della missione culturale, che in molti socialisti democratici e riformisti era ed è il retaggio degli albori del nostro ideale: un impegno a promuovere l’innovazione culturale nel partito e nel corpo sociale, per favorire la crescita civile e dilatare i confini di un apostolato fondato sui valori di giustizia e libertà. Tanto da presidente del Parlamento, quanto da assessore regionale e amministratore a Messina, Paolo ha mantenuto queste ispirazioni, che coltivava sin da ragazzo. La pandemia ci ha impedito di celebrare con un evento pubblico i suoi novant’anni, ma ho voluto omaggiarlo comunque, prima di festeggiare anche il suo novantunesimo genetliaco e nei giorni in cui stiamo per celebrare la svolta di Palazzo Barberini. L’invito finale a non arrendersi alle difficoltà, come ci ha insegnato Paolo Piccione in questo lungo tempo, è un buon auspicio per cominciare il nuovo anno, in cui speriamo sia sconfitta la tirannia, la violenza e ogni forma di prevaricazione.
Paolo Piccione, ovvero quando Messina contava a Palermo
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